24.01.2017
“Comunque ho fatto presente a tua madre, quando ha telefonato, che viviamo in una zona sperduta e che non intendevamo proprio sobbarcarci la responsabilità di ospitare un’adolescente. Non perché non siamo capaci di starle dietro, ma perché siamo intenzionate a morire insieme e, se dovesse succedere all’improvviso, tu rimarresti intrappolata qui. Non è un pensiero confortante, sai? Però Penpen ha deciso di diventare una buddista zen… e ha detto che dobbiamo essere aperte e accettare tutto ciò che capita.”
Riscoperto recentemente per un’attività di lettura con le scuole medie, il libro è uscito in realtà per la prima volta in Italia nel 2004. Il titolo evoca ricette di famiglia, vecchie zie, marmellate da preparare e paesini sperduti di campagna dove non succede mai nulla. In effetti nella storia le conserve di frutta hanno un posto importante, così come le due sorelle (gemelle) anziane che si ritroveranno ad occuparsi di Ratchet, figlia di una loro lontana nipote. E davvero il paesino in cui abitano è molto piccolo e poco movimentato, internet e i cellulari distanti anni luce, e il telefono di casa può solo ricevere chiamate ma non effettuarne. Ma nel corso della storia la protagonista scoprirà, e il lettore insieme a lei, che l’affetto, strambo ma sincero, può arrivare anche da due vecchiette (apparentemente) ignare dei segreti della vita, da una ragazza abbandonata e da un dottore.
La stagione delle conserve
Polly Horvath
Traduzione Mathilde Bonetti
Piemme (Il battello a vapore)
2016 (ristampa)
da 11 anni