10.03.2016
“Sette scuole in sette anni, e sono tutte uguali. Ogni volta che faccio del mio meglio, mi dicono che non mi impegno abbastanza. Che c’è troppo disordine. Che l’ortografia è imprecisa. Che è fastidioso trovare la stessa parola scritta in modi diversi nella stessa pagina. E il mal di testa. Mi viene sempre il mal di testa quando guardo troppo a lungo la luminosità delle lettere scure sul foglio bianco.”
Te lo chiedi per tutta la durata del libro perché non è possibile che l’autrice possa descrivere in maniera tanto nitida una certa condizione senza averla vissuta in prima persona, ed alla fine della storia lo arrivi a scoprire. L’autrice è stata una bambina e poi una ragazza dislessica, con tutte le implicazioni e le difficoltà che la cosa comporta, soprattutto a scuola, proprio come la protagonista della storia. Per questo è riuscita perfettamente a raccontare la vita di una ragazza intelligente e molto portata per il disegno, che finisce invece regolarmente dal preside e viene etichettata dagli insegnanti come “difficile” e dai compagni come “sfigata”. Fino a quando un professore sensibile ed attento scoprirà la verità.
Una storia da diffondere a macchia d’olio tra i ragazzi, perché possano riconoscersi senza imbarazzi inutili in Ally, o nella perfida Shay che si comporta da vera “bulla” con tutti, oppure nel geniale Albert, che subisce quotidianamente episodi di violenza e nessuno pare accorgersene. La dislessia alla fine come alibi per una storia che racconta benissimo la scuola, gli insegnanti stanchi ed annoiati ma anche quelli appassionati e sensibili, ma anche l’amicizia vera e profonda e la famiglia.
PS: Nei paesi anglosassoni la dislessia non viene considerata “un disturbo dell’apprendimento”, bensì una “differenza di apprendimento”.
Un pesce sull’albero
Lynda Mullaly Hunt
Traduzione Sante Bandirali
Uovonero
2016
da 11 anni