30.10.2015
“Presto!” e “Aspetta!“. Due parole semplici per indicare in realtà due punti di vista molto differenti: quello di una madre e quello del suo bambino. La donna che controlla l’orologio e sprona il figlio affinché faccia presto, e il bambino che invece vorrebbe fermarsi continuamente: ad accarezzare un bassotto, ad osservare una farfalla, a dare del pane ad un’anatra… E più lei accelera il passo e cerca di affrettarsi, e più il piccolo le chiede di rallentare e di potersi fermare.
L’autrice è bravissima a rendere i due diversi concetti di tempo. Con l’utilizzo di due sole parole e di illustrazioni eloquenti, riesce a restituirci con precisione sia l’ansia della donna, in pensiero forse perché farà tardi in ufficio, o forse perché la spesa stamattina proprio non riuscirà a farla, sia la gioia del bambino, che riesce a scovare nel tragitto quotidiano motivo di curiosità e divertimento.
Il corpo di lei costantemente teso in avanti, a rendere l’idea della fretta e dell’urgenza; quello del piccolo invece spesso rivolto all’indietro, attratto da tutto ciò che incontra.
Il finale rende giustizia ad entrambi: a lei, che capisce quando è arrivato il momento di fermarsi, e al piccolo, che finalmente ha ottenuto ciò che voleva.
Un elogio ad essere tutti più lenti? Magari!
Aspetta
Antoinette Portis
Il castoro
2015
da 2 anni