03.07.2014
“La matematica mi aveva incuriosita sin da piccola. Tutto merito dell’amore che mi avevano trasmesso i miei zii e mio padre per questa scienza, ma anche di una buffa carta da parati. Quando i miei genitori si erano trasferiti in campagna, avevano tappezzato le pareti della casa con delle carte eleganti. Ma avevano sbagliato i calcoli e, arrivati alla camera di noi ragazzi, la carta da parati era finita. Fu deciso di ricoprire le pareti con dei rotoli di fogli pieni di formule astruse.”
Sofia è una bambina che ha paura dei gatti e delle bambole rotte, abita in una grande casa in campagna e adora la sorella maggiore. Prende lezioni private, ma trova di gran lunga più affascinante ascoltare lo zio Pjotr, appassionato di scienza, e nei momenti liberi osservare e memorizzare quella strana carta da parati che ricopre le pareti della sua camera. Crescendo Sofia si appassiona sempre più alla matematica e alle idee rivoluzionarie della sorella Anjuta. Ma lo studio universitario in Russia è cosa proibita per una donna e per poter espatriare c’è bisogno del permesso paterno o del marito. Fermamente convinta ad esaudire il proprio sogno, Sofia sposa il giovane rivoluzionario Vladimir Kovalevskij (da cui prenderà il cognome) e in questo modo può andare a studiare fuori dalla Russia. A Berlino, si presenta nello studio di Karl Weierstrass, il più importante professore di matematica dell’epoca, che colpito dalle sue spiccate doti decide di prenderla sotto la sua custodia e di sostenerla fino alla laurea, che Sofia ottiene con lode nel 1874. Ma in nessun posto è facile farsi spazio se si è una donna, e nemmeno la laurea convince le università della Russia a darle una possibilità. Sarà a Stoccolma che Sofia riuscirà finalmente a coronare il suo sogno e ad essere la prima donna dell’Europa moderna ad ottenere una cattedra di matematica.