“Passarono così due mesi. Le giornate scorrevano tristi e noiose, tutte uguali, anche se l’inverno si allontanava e il buio, la sera, arrivava sempre un po’ più tardi.”
Teresa ha dieci anni, ha perso il papà e la mamma, per sopravvivere, è costretta ad emigrare in Svizzera come operaia per nove mesi all’anno, lasciandola con la nonna. Quando la storia ha inizio, però, la nonna si è ammalata e la donna è costretta a portare la figlia con sé. Teresa è felice ed emozionata di tornare a vivere ogni giorno con la madre, ma presto si renderà conto della difficile situazione che dovrà sopportare: non potrà uscire né farsi vedere da nessuno, non potrà andare a scuola, non potrà nemmeno fare rumore e dovrà aspettare, sola e per tutto il giorno, il rientro della madre dal lavoro.
La ragazzina inizierà a stare male, ma l’arrivo di un grosso gatto rosso dall’abbaino della soffitta e di seguito del suo padroncino Paul aiuteranno Teresa a tornare a sorridere e a sperare in un futuro di convivenza e di serenità.
Un libro importante che racconta un argomento poco noto ai giovani lettori. L’autrice Vanna Cercenà riesce a farlo con un linguaggio leggero e scorrevole, descrivendo dal punto di vista di Teresa la noia, l’apatia, la tristezza di tante giornate apparentemente tutte uguali, e contemporaneamente la capacità dei giovani di riprendersi e di ricominciare, anche semplicemente da un gatto.
Una storia che potrebbe anche essere vera, a lieto fine, come purtroppo non lo sono state tante altre.
Non piangere, non ridere, non giocare
Vanna Cercenà
Lapis
2014
pp. 138
da 10 anni