“La bambina di questa storia non si chiama Tina, in realtà, ma Ernestina, solo che a Ernestina non piace essere chiamata col suo nome.E’ un nome lungo, con troppe lettere. Era il nome di sua nonna, la madre di sua madre, e ora è il suo nome per sempre, anche se insiste con le amiche dell’asilo e la maestra perché la chiamino in un altro modo.”
Sarà perchè gli occhi di mio nipote sono “a mandorla” come quelli di Pedro (e lui furbissimo sa approfittarne), sarà perché la copertina è illustrata da Fabian Negrin, sarà anche perché l’autrice ha vinto il Nobel per ragazzi… sarà per tutto questo che il libro l’ho letteralmente divorato.
La storia è quella di Tina, cinque anni e due case: una in città con il papà e la nonna durante la settimana, l’altra in paese con il papà, la mamma ed il fratello Pedro, ma solo alla domenica. E lei non capisce il motivo di tale separazione. Frequenta la scuola materna, è molto amata ed ha un’amica del cuore, Carlota, ma gli occhi tristi della mamma e “quelli a mandorla di suo fratello daun” sono sempre nei suoi pensieri. Saprà convincere il padre, con la semplicità e la poesia che solo i bambini possiedono, che anche una situazione apparentemente molto difficile può rivelarsi positiva se si rimane uniti.
Il libro è malinconico e toccante ed affronta, con uno stile pacato e discreto, le difficoltà quotidiane del tenere insieme una famiglia alle prese con la disabilità, senza per questo esprimere giudizi. La scrittrice riesce a rappresentare molto bene il punto di vista degli adulti, che sembrano a volte incapaci di reagire, e ancora meglio quello dei bambini che, con saggio candore, riescono a trovare soluzioni coraggiose.
Maria Teresa Andruetto, autrice argentina del libro, ha vinto l’Hans Christian Andersen nel 2012. Questo è il suo primo romanzo tradotto in Italia.
Maria Teresa Andruetto
La bambina, il cuore e la casa
Mondadori (contemporanea)
2013
pp.111
da 10 anni