I libri di David Almond sono libri che quando li leggi ti prendono la pancia, ti invadono la mente e ti tengono incollato alle pagine. E i libri di Almond non finiscono con l’ultima pagina, i suoi racconti e le sue parole si adagiano dentro e fioriscono con il passare dei giorni. Ti viene proprio da pensare dopo aver letto un suo libro.
La Pollicina ha letto “La storia di Mina” per tre motivi:
– è un libro per ragazzi, dunque doveva essere conosciuto;
– è un libro di David Almond, noto notissimo dunque doveva essere conosciuto;
– ha una copertina fantastica.
Non è un libro…ma una poesia lunga 304 pagine. Il libro è una specie di diario in cui Mina raccoglie i suoi pensieri, le sue riflessioni, le sue paure e le sue gioie. Urla nel suo diario, con parole grandi e nere, racconta i suoi silenzi attraverso pagine bianche e ci suggerisce delle divertenti attività come “provare a portare a spasso una linea” o “scrivere una frase che riempia una pagina intera”. Ho messo “La storia di Mina” nella top-ten dei libri più belli per ragazzi, e a distanza di tempo il suo pensiero mi accompagna soprattutto mentre passeggio.
Poi ho letto “Skellig”, l’autentico capolavoro di David Almond, che in realtà è il suo primo libro, ma io l’ho letto per secondo. E prima meravigliosa scoperta! Inizia dove finisce “La storia di Mina”, e quando ho letto le prime pagine ho cominciato a sentire l’emozione fino nella pancia. L’ho iniziato di sera, a mezzanotte ho spento la luce…a mezzanotte e un quarto l’ho riaccesa e l’ho divorato tutto. Non potevo aspettare! Ma come fa a scrivere così? Dove trova parole così perfette questo artista? Non è tanto la storia in sé che lo rende meraviglioso, ma è il modo in cui Almond riesce a trasmettere le sensazioni. Riesce a rendere possibile l’impossibile; riesce a creare la magia e a renderla realistica e riesce a seminare qualcosa nella mente del lettore. Skellig ha vinto importanti premi letterari tra cui il Whitbread Children’s Novel of the Year Award e la Carnegie Medal, e ne è stato tratto un film.
Affamata dei suoi libri sono passata ad “Argilla” e mi ha lasciata senza parole. Ancora una volta mescola verità e fantasia, ma non si capisce dove finisce una e dove inizia l’altra. Non è importante credere a quello che racconta, le sue parole spiazzano e catturano. Lo sostiene anche lui “solo se si è concreti e realistici si riesce a rendere credibile l’incredibile”.
Le storie di Almond crescono e prendono vita nello scorrere delle pagine, non solo perché (logicamente) la storia si sviluppa e prende corpo, ma soprattutto perché cresce e si modella il pensiero e l’emozione stessa. Succede nei suoi libri, in “Argilla” è un pupazzo che viene plasmato e prende vita, in “Skellig” è uno strano personaggio che si rialza per tornare a vivere, in “La storia di Mina” è un semplice uccello che cova le sue uova, ma alla fine la vita è la vita! Vive.
Ho davanti a me l’ultimo suo libro “Il bambino che si arrampicò fino alla luna” e mi chiedo quale altra magia inventerà questo genio della letteratura per ragazzi, ma non solo. Anche gli adulti dovrebbero innamorarsi del suo modo di scrivere.