08.05.2012

La scrittrice risponde 2pt

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Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista alla scrittrice Arianna Papini.
Come si “coltivano” lettori a scuola e in famiglia? 
È sufficiente comprare tanti libri di qualità e renderli fruibili ai bambini, senza obbligarli mai a leggere. Conta molto non avere pregiudizi sugli argomenti, esistono libri su tutto e se un bambino è fissato con uno sport o con un personaggio della TV che noi non comprendiamo non importa, conta che lui possa scorrazzare liberamente in libreria per scovare qualcosa che lo possa interessare, il resto verrà dopo.

Ho due figli e non ho mai detto loro di no ad un libro, a volte mi è stato difficile perché ho pregiudizi su contenuti e qualità ma ho capito, vedendoli crescere, che loro sono altro da me e hanno diritto a coltivare i propri gusti. È fondamentale, durante la crescita dei bambini, trovare tempo per una lettura ad alta voce almeno una volta nella giornata, possibilmente prima di dormire. Lì, quel libro, potrà essere scelto dall’adulto, i bambini si ritroveranno quel bagaglio culturale indelebile e vedranno poi come usarlo. Condividere il libro crea un ponte affettivo che si ripresenta ogni volta che il bambino si avvicina ad un nuovo libro. Quando una casa è piena di libri i bambini comprendono che fanno parte della vita, non li temono come oggetti estranei e finiscono per sentirne il bisogno. Ma è indispensabile, come per tutti gli eventi educativi, far vedere loro che noi adulti sentiamo la necessità di leggere. Dare l’esempio è fondamentale, più che “insegnare” a parole.
Cosa significa per Lei scrivere per bambini? 
Significa semplicemente scrivere. Non penso mai a chi andranno le cose che scrivo, scrivo solo quando ho qualcosa da comunicare e che mi sembra condivisibile. Ho molta fiducia nei bambini, sanno e capiscono tutto. Scrivere per bambini, come scrivere per adulti, rappresenta un’enorme responsabilità soprattutto per quanto riguarda la diffusione del senso grande della cultura, della conoscenza, delle curiosità.
Quale responsabilità sente di avere verso i bambini? 
Quella della comunicazione delle passioni. Passione per la letteratura, per il gioco, per la fantasia, per la creatività, per la vita. Questo è ciò che dobbiamo ai bambini perché noi finiremo presto mentre loro rappresentano il futuro.
Quale futuro vede per la letteratura infantile? 
È una cosa così necessaria che non potrà mai finire. Fa parte di noi, della nostra storia. Nei momenti difficili scriviamo e dipingiamo, grandi scrittori sono nati in carcere o in momenti terribili in cui hanno dovuto attingere alla creatività per sopravvivere. Stessa cosa per la lettura. Il futuro non credo che sia roseo ma rosso sì, pieno di forza vitale e di istinto di sopravvivenza. I bambini ci chiedono di leggere e noi abbiamo il dovere di ascoltarli, di narrare loro le storie della vita, spunti per i loro sogni, per i loro desideri. Ci chiedono di capire e noi dobbiamo rispondere loro con parole dense di significato, è semplice ma anche difficilissimo, proprio per questo la letteratura per l’infanzia ha il dovere di rendere visibile l’invisibile. Io dico sempre che un buon libro crea la possibilità di fare domande più che dare risposte. Ecco, la letteratura per l’infanzia è la piattaforma da cui partire per rendere le domande dei bambini più forti, così che ricominciamo anche noi adulti a chiederci Perché esiste il mondo? Cosa c’era prima di me? Perché i gatti hanno i baffi? Dove finisce la minestrina quando la mangio?…



Le illustrazioni sono tratte dal sito ufficiale di Arianna Papini

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