E chi se lo aspettava? Le Pollicine scrivono ad Arianna Papini e lei risponde!! E che risposte! Ma cominciamo con ordine… Abbiamo spedito un’intervista ad Arianna Papini che, detto per inciso, non conosciamo personalmente. Però conosciamo i suoi libri, e l’ultimo ci è piaciuto tanto, e non solo a noi, dato che è stato finalista del Premio Internazionale Compostela 2011 per gli albi illustrati ed è inserito nella selezione dei finalisti per il Premio Andersen 2012.
Per chi non conoscesse ancora Arianna Papini, vi rimandiamo qui, noi vi diciamo soltanto che Arianna è scrittrice, illustratrice e pittrice. Collabora con scuole e biblioteche per la diffusione della lettura tra i bambini. Ha scritto e illustrato più di 70 libri per La Nuova Italia, Fatatrac, Edicolors, Lapis Edizioni, Città Aperta, Carocci Editore, Avvenire, Coccole e Caccole, Kalandraka, con i quali ha vinto numerosi premi.
Arianna è stata molto gentile e disponibile e le sue risposte meritano
meditazione. Per evitare un’ubriacatura di parole pubblichiamo oggi la prima parte dell’intervista, il resto… al prossimo post!
Qual è il Suo rapporto con i libri e la lettura?
I libri sono per me un rifugio, un luogo abitabile, una casa accogliente, uno specchio in cui posso riconoscermi o da cui fuggire. Sono un mezzo per capire gli altri, uno strumento per risolvere quesiti e situazioni, una fonte di idee e di passioni. I libri sono per me una necessità impellente ma anche la speranza di ritrovare un tempo calmo dopo giornate sempre troppo piene di cose da fare.
Che tipo di lettrice era da ragazza?
Lettrice solitaria, notturna, ero molto gelosa dei miei libri che acquistavo personalmente e non prestavo mai volentieri. Li condividevo solo con le amiche più care, come i segreti e gli amori. Mi rifugiavo nelle storie semplici e nelle immagini dei cataloghi d’arte ma mi inoltravo anche in letture complesse: ho letto per conto mio I promessi sposi prima di farli a scuola, così ho salvato quel libro nella mia memoria prima che fosse rovinato. Un’estate intera l’ho usata per l’Ulisse di Joyce, mi sono letta tutto Dostoevskij, tutto Steinbeck… Ma non sopportavo di leggere per la scuola, le domande in fondo, le riflessioni guidate… insomma per me la lettura ha sempre fatto parte dell’immaginario e della creatività e in quanto tale non sopportavo interferenze.
Perché dobbiamo far leggere i bambini?
Perché abbiamo il dovere di dare loro tutte le cose belle del mondo, e la lettura è una delle cose più belle che possano esistere. L’altro motivo è che dobbiamo far sì che i bambini sentano il libro come un gioco, prima che la scuola lo presenti loro come l’ennesimo compito da compiere. È una missione dei genitori, degli scrittori, dei bibliotecari e di tutto il mondo della cultura. Un buon lettore bambino sarà un ottimo lettore adulto.
(Continua…)
Le illustrazioni sono tratte dal sito ufficiale di Arianna Papini